Donne in quota

Il 17 settembre u.s. insieme alla Rete per la Parità abbiamo chiesto un incontro con il Presidente del Consiglio di Regione Lombardia per sollecitare la ripresa della discussione sui progetti di legge relativi alle modifiche alla legge regionale, con particolare riferimento alle norme di garanzia di genere.

Nonostante i ripetuti solleciti, non abbiamo ad oggi avuto risposta. Per questo motivo, oggi abbiamo richiesto un'audizione alla II° Commissione Affari Istituzionali.

Qui in allegato la lettera con la richiesta di incontro.

A
Raffaele Cattaneo Presidente

Sara Valmaggi Vicepresidente

Fabrizio Cecchetti Vicepresidente

Carlo Malvezzi Presidente 11 Commissione Affari Istituzionali

Consiglio Regione Lombardia

e p.c.
a Roberto Maroni Presidente

Regione Lombardia

La presente per richiedere un incontro al fine di sollecitare la ripresa della discussione relativa ai progetti di legge relativi alle modifiche alla Legge regionale n. 17 del 31.10.2012, che sappiamo essere depositati in Commissione Affari Istituzionali (n. 13/2013 e 319/2016).
In particolare ci riferiamo alle norme di garanzia di genere da introdurre nella legge elettorale della Regione Lombardia, tema che è stato oggetto di alcuni incontri con la Conferenza dei Presidenti dei Consigli delle Regioni e delle Province autonome da parte dell’Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria, che riunisce oltre cinquanta Associazioni, Reti e Gruppi di donne e il cui scopo è la promozione della presenza delle donne nelle Istituzioni.
Le due associazioni firmatarie della presente, facenti parte dell’Accordo, si occupano anche di salvaguardare i diritti delle donne e sono promotrici di alcuni ricorsi contro il mancato rispetto delle norme di garanzie di genere.
Com’è noto, la legge n.20 del 2016 ha modificato l’art.4 della legge n.165 del 2004, dettando norme di carattere generale per il riequilibrio della rappresentanza in materia elettorale e dispone, in particolare, che, qualora la legge elettorale regionale preveda l’espressione di preferenze, in ciascuna lista i candidati dovranno essere presenti in modo tale che quelli dello stesso sesso non eccedano il 60% del totale e “sia consentita l’espressione di almeno due preferenze, di cui una riservata a un candidato di sesso diverso, pena l’annullamento delle preferenze successive alla prima”. Nel caso, invece, in alcune Regioni siano “previste liste senza espressione di preferenze”, la legge elettorale
dispone l’alternanza tra candidati di sesso diverso, in modo tale che i candidati di un sesso non eccedano il 60%del totale. Stessa cosa nei casi in cui sono previsti collegi uninominali: la legge elettorale dovrà disporre l’equilibrio tra uomini e donne in modo tale che i candidati di un sesso non superino il 60%.
Ciò non soltanto al fine di promuovere l’attuazione del dettato costituzionale dell’art. 51 Cost., che prevede condizioni di eguaglianza fra i generi nell’accesso alle cariche pubbliche, ma anche per la tutela dell’unità giuridica in materia di legislazione elettorale, che ora vede sostanziali differenze fra le varie normative regionali.
Se è vero, infatti, che le Regioni e le Province Autonome godono di ampia autonomia nella elaborazione delle leggi che regolano la elezione della Giunta e dei Consiglieri Regionali, è vero altresì che, ai sensi dell’art.122 Cost. 2° comma ,tale autonomia va contenuta nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle legge della Repubblica, fra cui rientra quale interesse essenziale del sistema costituzionale consacrato nell’art.51 Cost., anche la promozione, attraverso misure idonee, della parità tra uomini e donne nell’accesso alle cariche elettive, parità oggi largamente compromessa.
Restiamo in attesa di un cortese e sollecito riscontro e ci auguriamo che la Regione Lombardia possa aggiungersi alle Regioni che hanno leggi elettorali rispettose dei principi costituzionali e in linea con il disposto della novella n.20/2016.

Cordiali saluti.

Donatella Martini- presidente DonneinQuota Rosanna Oliva - presidente Rete per la Parità
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