Donne in quota

Spett.le AGCOM

p.c. Ministra Pari Opportunità Elena Bonetti

Milano, 19.04.2021

OGGETTO: IL PROGRAMMA “NON E’ L’ARENA” E IL CASO GENOVESE

La sottoscritta Donatella Martini, Presidente dell’associazione DonneinQuota

segnala

che nel corso del programma “Non è l’arena” trasmesso su La7 è stato trattato il caso di Alberto Genovese, l’imprenditore arrestato lo scorso autunno con l’accusa di aver drogato e stuprato una giovane donna durante una festa nel suo attico a Milano, secondo modalità chiaramente scorrette, stereotipate e sessiste e in aperta violazione:

- dei principi riportati nella delibera AGCOM n. 13/08/CSP, recante “Atto di indirizzo sulle corrette modalità di rappresentazione dei procedimenti giudiziari nelle trasmissioni radiotelevisive” e poi recepiti nel Codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive;

- del Testo unico dei doveri del giornalista che all’art.5 bis Rispetto delle differenze di genere recita: Nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni e fatti di cronaca, che coinvolgono aspetti legati all’orientamento e all’identità sessuale, il giornalista:

a) presta attenzione a evitare stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona;

b) si attiene a un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole. Si attiene all’essenzialità della notizia e alla continenza. Presta attenzione a non alimentare la spettacolarizzazione della violenza. Non usa espressioni, termini e immagini che sminuiscano la gravità del fatto commesso;

c) assicura, valutato l’interesse pubblico alla notizia, una narrazione rispettosa anche dei familiari delle persone coinvolte.

Inoltre, il giornalista conduttore del programma ha dimostrato personalmente e provocato nel pubblico un interesse morboso nei confronti dell’intera vicenda a cui ha dedicato ben 12 puntate (22 e 29 novembre 2020, 6, 13 e 20 dicembre 2020; 10, 17, 24 e 31 gennaio 2021, 7,14 e 28 febbraio 2021) con il chiaro scopo di minimizzare la grave responsabilità dell’accusato (nonché dei cosiddetti amici del padrone di casa – invitati ripetutamente - che sapevano cosa stava succedendo e niente hanno fatto per evitarlo).

Le prove incontrovertibili date dai video dello stupro hanno risparmiato alla giovane donna di dover dimostrare la violenza subita ma durante il programma è stata più volte accusata di essere ingenua o il suo contrario (tanto da aver concordato un compenso per la prestazione sessuale), aver partecipato consapevolmente alla festa per bere, assumere droga e conoscere personaggi famosi e anche di cercare un risarcimento in denaro. Il solito clichè che noi donne siamo abituate a vedere dai tempi del documentario Processo per stupro (1979) che ora sappiamo come definire: ri-vittimizzazione o vittimizzazione secondaria della giovane donna.

Il conduttore ha ripetutamente insistito affinchè la giovane vittima, naturalmente restia a farlo, partecipasse al programma, senza curarsi di strumentalizzarla.

La stessa pressione è stata agita sulle due giovani donne che hanno denunciato Genovese in un secondo momento, intervenute con il loro avvocato.

Faccio presente che se questo programma fosse stato trasmesso dalla televisione pubblica, la nostra azione di protesta sarebbe stata più efficace perché la Rai ha delle regole da rispettare date dal Contratto di Servizio pubblico Rai – la cui ultima stesura è la più avanzata dal punto di vista di genere grazie anche al nostro contributo – che le televisioni commerciali non hanno.

E’ arrivato il tempo di pensare a queste regole perché sappiamo tutti che i media influenzano e plasmano l’opinione pubblica.

Di conseguenza, chi ha accesso ai media, ha un enorme potere sull’immaginario collettivo e deve saperlo esercitare.

Questo conduttore e la tv privata che glielo permette, non sanno esercitare questo potere.

In attesa di riscontro, porgo cordiali saluti.

Donatella Martini

La Presidente

                                          contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - cell. 3356161043

La segnalazione ha avuto come esito un'ammonizione a La7 e al conduttore del programma, visionabile a questo link

Segnaliamo inoltre il commento su Facebook della Commissaria Agcom Elisa Giomi a riguardo

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