Donne in quota

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Dopo letto sul sito D I S .A M B. I G.U A N D O la risposta negativa dello I.A.P. (Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria) alla denuncia della Prof.ssa Cosenza, abbiamo scritto allo IAP:

OGGETTO: “Abbonamenti Power. Chi puo’ farti parlare di piu’?”                                                                                                                                                                       Gentili signori, facciamo riferimento al Vs. parere a proposito del messaggio pubblicitario in oggetto della Societa’ H3G, dato in risposta ad una segnalazione della Prof.ssa Giovanna Cosenza dd. 05.05.2010. Premettiamo che non siamo nuove alle segnalazioni di pubblicita’ sessiste presso il Vs.Istituto e che siamo perfettamente d’accordo con la Prof.ssa Cosenza. In merito al Codice di Autodisciplina Pubblicitaria e alla sua “libera” interpretazione, vorremmo farVi notare che la pubblicita’ in oggetto – che abbiamo ripreso sopra solo in parte – viola non solo l’art. 10 ma anche i seguenti altri articoli: Art. 9 – Violenza, volgarità, indecenza La comunicazione commerciale non deve contenere affermazioni o rappresentazioni di violenza fisica o morale o tali che, secondo il gusto e la sensibilità dei consumatori, debbano ritenersi indecenti, volgari o ripugnanti. Noi riteniamo che questa comunicazione rappresenti una violenza morale, che può indurre anche alla violenza fisica. Ricordiamo a questo proposito sia la Risoluzione Europea del 3 settembre 2008 sugli stereotipi di genere, che le parole che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato alla Presidente del Comitato per le Pari Opportunità, Mirella Ferlazzo, in occasione del convegno "Donne in Tv e nei media: un nuovo corso per l'immagine femminile": Uno stile di comunicazione che offende le donne "nei media, nelle pubblicità, nel dibattito pubblico può offrire un contesto favorevole dove attecchiscono molestie sessuali, verbali e fisiche, se non veri e propri atti di violenza anche da parte di giovanissimi . Non intendo entrare nel merito degli strumenti pratici da voi proposti, ma è certamente importante che si ponga un argine a questo dilagare della tendenza alla sottovalutazione o all'aperto disprezzo della dignità femminile, educando fin dall'infanzia i giovani al rispetto delle donne, le ragazze a pretenderlo e ancor di più i ragazzi a esprimerlo”(Fonte Ansa, 15/04/2010). Art. 11 – Bambini e adolescenti Una cura particolare deve essere posta nei messaggi che si rivolgono ai bambini e agli adolescenti o che possono essere da loro ricevuti. Questi messaggi non devono contenere nulla che possa danneggiarli psichicamente, moralmente o fisicamente e non devono inoltre abusare della loro naturale credulità o mancanza di esperienza, o del loro senso di lealtà. Anche gli adolescenti e non solo, visto che oggi l’età dei consumatori di telefonia mobile scende sicuramente alla preadolescenza, sono consumatori del servizio e destinatari del messaggio ed essi non hanno gli stessi strumenti critici o di decodificazione del messaggio degli adulti. Come possiamo pensare che possono crescere, maschi e femmine, da pari e costruirsi una identità di genere pari se una è venduta un tanto al munito e l’altro no?. Dove sono i modelli di autorevolezza che le giovani generazioni devono avere e a cui fare riferimento? Inoltre ribadiamo, per quanto riguarda l’articolo 10, che ancora una volta il corpo delle donne viene messo in bella mostra per cercare di vendere altro. Non è la presenza delle modelle a determinare di per sè una lesione alla persona, ma la presenza delle modelle messe in esposizione al pari delle vetrine di Amsterdam e in abiti succinti, affiancate alla comunicazione di un prezzo al minuto. Ci domandiamo, qual’è il prodotto venduto? 29 euro al mese per 800 minuti, di quale servizio? L’ambiguità su cui è giocata questa pubblicità per un prodotto che è adatto sia agli uomini che alle donne, è mortificante e offensivo per le donne. Possibile che per i creativi non esista altro sistema di comunicazione che attraverso l’allusione sessuale? Al contrario di quanto enunciate nel Vs.parere, questa pubblicità contiene elementi visivi e verbali tali da veicolare una carica svilente dell’immagine della donna. La riteniamo offensiva, perché associa l’immagine della donna ad un “servizio” da vendere al minuto. Ci meravigliamo inoltre che la Societa’ H3G Italia, che vuole adottare un modello di comportamento idoneo alla responsabilità Sociale (C.S.R.) attento quindi ai propri stakeholder con i quali si è impegnata a migliorare continuamente le relazioni e che a tal fine si e’ dotata di un Codice Etico (nell’articolo 9, secondo comma, ultimo punto viene citata l’attenzione alla comunicazione pubblicitaria che deve essere veritiera), possa poi veicolare un messaggio del genere. Pertanto Vi chiediamo fermamente, di riconsiderare le vostre posizioni in merito e invitiamo la Società H3G Italia di rivedere la propria comunicazione pubblicitaria presente e futura.                                                                                                                              La nostra lettera è firmata da:                                                                                                                                                                                                            Consulta delle donne di Rozzano                                                                                                                                                                                                         Commissione Pari Opportunità di Abbiategrasso                                                                                                                                                                                        Associazione Filo di Arianna                                                                                                                                                                                                                     Centro Donna di Rozzano 

 
   

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