Donne in quota

mail da DonneInQuota a Udi nazionale datata gennaio 2010

Cara Pina, prima di tutto ti faccio a nome di DonneInQuota, i miei auguri di Buon Anno. Mi piacerebbe avere dei chiarimenti in merito allo stato di avanzamento della proposta di legge di iniziativa popolare “Norme di Democrazia Paritaria per le Assemblee Elettive”, che ci ha visto attivamente coinvolte in più modi. Ricapitolandone le tappe, le firme sono state depositate in Senato nel novembre del 2007 e il 10 giugno del 2009 siete state ricevute in Senato con un'audizione. Sappiamo che la Sen. Menapace si era impegnata ad adottare la proposta per presentarla in Senato ma poi il governo è caduto. Da allora qualche politica/o si è fatto avanti? Vittoria Franco o qualche altra donna del Pd in particolar modo? Attendo fiduciosa. Saluti. Donatella Martini.

da Udi nazionale a DonneInQuota in data 15.01.2010                                                                                                                                                                                                       Cara Donatella la tua mail mi consente di tornare su alcune domande che vengono anche da altre donne che hanno partecipato alla raccolta delle firme. Voglio dire in premessa che abbiamo lamentato fin da subito la mancanza assoluta di recepimento nei partiti della Campagna 50E50…ovunque si decide! anche solo come terreno di discussione. Abbiamo aspettato e aspettiamo ancora che la questione sia posta in agenda, nell’ambito di un più ampio dibattito sulla democratizzazione della politica nei partiti, da donne e da uomini. Non risulta alcun appoggio durante la passata legislature da parte di alcun senatore o senatrice, se la sen. Menapace o altre o altri avessero voluto, avevano tutto il tempo di farla propria ed il 10 giugno 2009 all' audizione presso la Commissione Affari Costituzionali avremmo potuto anche verificarlo, perché le proposte giacenti in tal senso (materia elettorale) sono proposte riprese dalla passata legislatura. Lo stesso dicasi oggi. Non ci risulta nulla, né al Senato né alla Camera. Per ora l'esame è fermo alla Commissione Senato, occupata (ed occupato) da ben altri pensamenti rispetto alla riforma elettorale. In ogni caso, tecnicamente parlando, anche dopo l'esame in Commissione - dove, ribadisco, la nostra attualmente dorme accanto ad altre e durante l'audizione abbiamo ricevuto solo una promessa verbale che saremo informate sull'iter - una proposta di iniziativa popolare può essere fatta propria da qualsiasi soggetto istituzionale. Comunque, dovunque. In Senato, alla Camera. Noi non abbiamo per scelta "chiesto" l'appoggio a nessuno schieramento in particolare (e doverosamente aggiungiamo che nessuno in particolare ce l'ha dato né prima, né durante, né dopo) Abbiamo inoltrato la Proposta a tutte e tutti, più di una volta. Abbiamo promosso incontri nel momento in cui avevamo già in mano le firme e chiesto sostegno a tutte le donne presenti nelle istituzioni, comprese quelle che avevano firmato la nostra proposta. Non ci aspettavamo che venisse "fatta propria" perché - ai nostri occhi - dovrebbe esserlo inequivocabilmente nel senso di democrazia paritaria compiuta e questo è un processo lungo e mi vien da dire doloroso. E’ bene ricordarlo, non chiediamo per legge un risultato numerico, sarebbe troppo semplice, vogliamo garantire a chi vuole giocarsi la partita la possibilità di farlo, il resto dipende dalla scelta degli elettori. Non chiediamo d’ufficio il 50%, perché anche queste sarebbero quote! Chiediamo che le donne possano partecipare alla politica in condizioni di parità, chiediamo di correre, non che ci sia garantita la vittoria, chiediamo che le liste vengano obbligatoriamente compilate dai partiti con una presenza paritaria dei due generi. Con una certa dose di realismo, ci aspettavamo che fosse presa a pretesto per un confronto almeno da chi dichiarava stanchezza per le quote e per la cooptazione. Ma non abbiamo trovato disponibilità tra chi ha impegni istituzionali a compromettersi con noi su questo terreno. Il cammino è lungo, non ce lo nascondiamo. Così come non ci nascondiamo, anzi lo teniamo in doveroso conto, che gli spazi di democrazia nell'attuale regime parlamentare si sono ulteriormente ridotti rispetto al 2007. E che non si vedono all'orizzonte spiragli di intenzioni da parte di qualunque schieramento nemmeno di porre mano alla riforma dell'attuale legge elettorale vigente per Camera e Senato, insomma per capirsi quella dove i partiti nominano chi deve essere poi eletto/a - legge anticostituzionale per ben 5 motivi, tra questi incluso e per primo il motivo attinente alla violazione dell'articolo 51. Lo spazio che ancora c’è è quello di pensare altre iniziative politiche a sostegno della Proposta che ha visto coinvolte tante donne organizzate e no. L’Udi resta aperta al confronto e ai suggerimenti perché insieme si pensa meglio. Per l’Udi, infine, la prossima Assemblea autoconvocata del 30-31 gennaio è un appuntamento cruciale, da qui ripartiremo per definire meglio la nostra azione politica perché sia sempre più incisiva e sempre più occasione di scambio e crescita collettiva. Saluto augurando un felice nuovo anno a te e a DonneInQuota. Pina Nuzzo 

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